Come sarà la nostra vita tra 10 anni?

Come sarà la nostra vita tra 10 anni?

Hai mai provato a immaginare come sarà la tua vita di tutti i giorni fra dieci anni?

Chiudi gli occhi e visualizza una giornata qualunque, ma con il sapore di un futuro che sembra uscito da un film.

Ti svegli, e la prima cosa che noti non è tanto la sveglia che suona, quanto l’atmosfera della tua casa, che si adatta ai tuoi gusti: luci, temperatura, musica di sottofondo… tutto armonizzato ai tuoi desideri prima ancora che tu dica “buongiorno”.

Come sarà la nostra vita tra 10 anni?

Magari apri la finestra e osservi la città: macchine che si muovono da sole, seguendo percorsi sincronizzati per evitare ingorghi, mezzi pubblici elettrici ultrasilenziosi che solcano le strade, e – perché no – qualche drone che consegna la spesa al condomino di fronte.

Tutto ciò non sembra più così irreale: in alcune parti del mondo, si fanno già test di auto a guida autonoma e robot per le consegne.

Tra dieci anni, potremmo vederlo in modo stabile nelle nostre vie.

Fai colazione con una tazzina di caffè prodotto in una serra verticale sul tetto di un palazzo, a pochi chilometri da casa tua.

Perché? Perché nel futuro si coltiva in spazi ridotti, anche in città, e ciò che prima richiedeva grandi terreni e lunghe catene di trasporto ora è a portata di… ascensore.

E se i tuoi gusti sono più avventurosi, potresti provare cibi innovativi, come una “bistecca vegetale” stampata in 3D o magari delle farine proteiche al gusto esotico.

Sì, è strano, ma la curiosità spesso guida il progresso più della comodità.

Nel frattempo controlli lo schermo trasparente del tuo computer olografico – un pannello che compare letteralmente a mezz’aria, non appena lo attivi.

Lì trovi le notizie personalizzate, elaborate da un’intelligenza artificiale che seleziona gli argomenti secondo i tuoi interessi.

Niente più flusso caotico di informazioni: tutto è cucito su misura, e ti chiedi se sia un bene o un male.

Dopotutto, scoprire novità casuali era anche un modo per ampliare i propri orizzonti.

È uno dei dilemmi del futuro: la personalizzazione estrema ci dà comfort, ma rischia di chiuderci in una bolla.

È ora di uscire, e qui arriva il bello.

Non devi più guidare se non lo desideri: sali in una navetta elettrica condivisa, che ha già calcolato il tragitto ideale grazie a un sistema globale di intelligenza del traffico.

Mentre viaggi, puoi leggere un e-book o scambiare due parole con un amico che sta andando a lavoro in un’altra città. “Come?” ti chiederai.

Attraverso un programma che proietta un suo avatar digitale direttamente davanti a te, come un ologramma capace di muoversi e parlare, quasi fosse lì in persona.

Senza cuffie, senza webcam, tutto sembra così naturale che, dopo qualche minuto, dimentichi di essere in una conversazione virtuale.

E il lavoro? Se ne fai uno “creativo”, potresti trovarti a collaborare con un team sparso in giro per il mondo, incontrandovi in un ufficio virtuale, un luogo digitale dove ognuno si presenta con un proprio avatar olografico.

Schemi, progetti, dati da analizzare… tutto è condiviso in tempo reale, con l’aiuto di assistenti virtuali che rispondono alle vostre domande e vi semplificano la vita.

Sembra quasi di vivere in un videogioco, ma in realtà è il nuovo modo di lavorare, dove i confini geografici si dissolvono.

Quando la giornata lavorativa finisce, puoi scegliere di andarti a divertire un po’ in un parco, dove magari trovi robot-giardiniere che si occupano di aiuole e fiori senza utilizzare pesticidi inquinanti, oppure di lanciarti in una breve gita fuori porta a bordo di un’auto volante – perché in qualche grande metropoli ne stanno già collaudando i prototipi, e potrebbe arrivare il momento in cui anche tu puoi prenotarne una, un po’ come oggi prenoti un taxi.

Certo, è una prospettiva che fa ancora un po’ sorridere, ma qualche decennio fa anche lo smartphone sembrava un lusso da romanzo di fantascienza.

Infine, dopo una cena con gli amici – alcuni di persona, altri collegati in realtà virtuale – decidi di rilassarti guardando un film.

O meglio, “vivendo” il film: grazie a un visore di ultima generazione, entri in una storia interattiva in cui puoi esplorare i luoghi della trama, scoprire dettagli nascosti e magari cambiare il corso degli eventi con le tue scelte.

Non sei più un semplice spettatore: diventi parte dell’avventura.

Se tutto questo ti sembra lontano, ricorda che la tecnologia evolve a una velocità pazzesca.

Dieci anni fa, non pensavamo di poter usare lo smartphone per fare tutto, dalla spesa ai pagamenti, al gestire un’intera attività. Eppure, è successo.

Fra dieci anni, potresti raccontare ai ragazzi più giovani di come eri abituato a guidare l’auto manualmente o a fare ore di coda in un ospedale affollato, e loro ti guarderebbero con la stessa sorpresa con cui oggi guardiamo le cabine telefoniche.

La domanda, a questo punto, non è tanto se tutto questo accadrà, ma come decideremo di affrontarlo.

Sfrutteremo queste innovazioni per creare un mondo più sostenibile, equo, ricco di opportunità per tutti?

O lasceremo che la tecnologia amplifichi le disuguaglianze, trasformandoci in piccoli nodi di una rete più grande di noi?

Forse la risposta sta nel modo in cui ognuno di noi, giorno dopo giorno, sceglierà di usare e di condividere gli strumenti del futuro.

E tu, come ti vedi da qui a dieci anni? Sei pronto a salire su un drone-taxi, a stampare in 3D la cena, a collaborare con persone dall’altro lato del pianeta senza neppure lasciare casa tua?

Oppure preferirai mantenere uno stile di vita più tradizionale, lontano dalle innovazioni più radicali?

Del resto, è proprio questa la sfida più grande: accogliere il nuovo senza perdere ciò che ci rende umani.

E in un mondo fatto di robot e realtà aumentata, la nostra capacità di sognare, di empatizzare e di trovare soluzioni creative potrebbe rivelarsi la risorsa più preziosa di tutte.

Buon futuro, a tutti noi!

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